Antiche costruzioni: le tenne

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LA VITA QUOTIDIANA NELLA “TENNA “ E TRA LE “TENNE” NELLA CIVILTÀ CONTADINA DELL’ANIENE. Una volta ripari provvisori, e ora villette.

 

Nell’alto Aniene non abbiamo avuto gli insediamenti produttivi rurali come Le Cascine al Nord Italia o Le Masserie al Sud. I terreni erano e sono molto frammentati in piccoli appezzamenti.

Come riparo, bastava una costruzione piuttosto precaria, fatta con materiali reperiti sul posto e con poca calce: era la tenna. La famiglia contadina (più o meno al completo) si recava a piedi dalla casa in paese, “in campagna”. All’imbrunire, si tornava a casa.

A che serviva la tenna? Era il ricovero provvisorio in caso di pioggia, per la conservazione degli attrezzi di lavoro, per l’allevamento degli animali da cortile (conigli e galline), per “fare il vino”. Anche la stalla era “provvisoria”.

L’Arch.Giovanni Prosperi così descrive le tenne: “Sono in muratura a faccia vista,

per lo più ad una sola falda, inclinata nel verso del pendio. Molto semplicemente uniscono ad una grande cucina, la stalla per le poche bestie allevate”. Già Tommaso Federici aveva studiato queste realtà in un manoscritto del 1958 dal titolo: “L’ordinamento fondiario e il sorgere del comune Tiburtino-Sublacense”, nel quale metteva in luce il ruolo dei Benedettini nella valorizzazione dell’agricoltura di questo territorio nell’Alto Medioevo.

Per tutto il giorno, durante il tempo della luce solare – specialmente a primavera e in estate- era tutto un affaccendarsi di contadini – moglie e figli- dalla tenna al terreno, per preparare e consumare i pasti : colazione(sostanziosa) a metà mattinata, il pranzo dopo mezzogiorno. I ragazzi portavano acqua o acquato (vinello annacquato) ai parenti intenti a zappare (terreni compatti) o vangare (terre più sciolte) o impegnati nel faticoso scassatu, per approfondire il maggese.

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Chi era Umberto Serafini

Saggezza e vita per dare sostanza all’idea europea                                                                      

UMBERTO SERAFINI : PERCHE’ E’ BUONO E GIUSTO RICORDARLO E ONORARLO SOPRATTUTTO A SUBIACO.

Con i fatti!

Abbiamo già scritto su IL CITTADINO chi era il Prof. Umberto Serafini, europeista, primario collaboratore di Adriano Olivetti, fondatore dell’AICCRE, tra i primi nel Movimento Federalista Europeo, “inventore” dei gemellaggi tra le città e le scuole di tutta Europa.

Stavolta vogliamo trattare di lui come professore di filosofia. nel “Braschi” .

E non è cosa da poco, perché, nonostante la giovane età, nella sua professione educativa c’era tutto il senso della sua missione politica e culturale e la sua apertura mentale all’Europa e al mondo. E allora era ancora cosa rara.

Un professore può essere “visto da vicino” da chi è stato suo allievo.

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Riti di passaggio nella tradizione popolare sublacense

RITI DI PASSAGGIO NELLA TRADIZIONE POPOLARE SUBLACENSE

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Aspetti tradizionali della vita contadina a Subiaco

ASPETTI TRADIZIONALI DELLA VITA CONTADINA A SUBIACO FINO AGLI ANNI CINQUANTADEL SECOLO SCORSO (2)

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EVENTO GARIBALDINI A SUBIACO 11 Ottobre 2017

sabato 14/10 presentazione ristampa libro di A. Giustiniani "I garibaldini a Subiaco" 
CONVEGNO - TEATRO - MUSICA

1867 – 2017
150 anni dallo scontro tra gli Zuavi Papalini e Garibaldini dove perse la vita il capitano milanese Emilio Blenio
a Subiaco vi saranno celebrazioni per ricordare l’evento
Convegno – Teatro – Canti e Musiche risorgimentali

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La comunicazione non verbale

Nel “gran teatro del mondo” non siamo tutti attori, ma ci comportiamo inconsapevolmente come se lo fossimo.                                                                                     LA COMUNICAZIONE “NON VERBALE” TRA LE POPOLAZIONI DELL’ANIENE

E’ quella tipica delle culture mediterranee, ma con qualche nostra specificità.

Sembrano osservazioni ovvie o solo curiose, ma sono da conoscere meglio.

Basta una buona “osservazione partecipante” (che può sostituire ore e ore di  riprese filmate) per cogliere l’essenziale.

L’ovvio è che noi comunichiamo non solo con le parole (che tra le popolazioni dell’Aniene non sono ricche di vocabolario e di spiritosaggini “aggressive” come in Tosc...

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Miti del popolo sublacense

I MITI DEL POPOLO SUBLACENSE

Che cosa si sogna, si spera? In chi ci si riconosce?

Sembra una curiosità, ma inventando canti, ballate, docu-film e romanzi, potremmo “rilanciare” i miti più importanti della nostra tradizione orale.

 

E’ presto detto. I grandi miti sono poco presenti nella nostra tradizione popolare.

Sembra che non si voglia sognare, coltivare un grande immaginario, bello ed esaltante. Tutto condizionato dalle dure condizioni di vita: scarsità di cibo,abiti,lavoro, casa; e gran quantità di  malattie…

Si racconta di una giovane allieva del Catechismo parrocchiale. Dice al Parroco: ”Ho sognato che organizzavamo una gita in autobus”. E il Parroco: ”Tutto può essere”. “Che abbiamo mangiato in un grande ristorante”. “Tutto può essere!”. “Poi ho sogn...

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L’Anffas di Subiaco celebra la Giornata Internazionale della Disabilita’

In occasione della Giornata Internazionale della Disabilità l'ANFFAS di Subiaco visiterà il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli

In occasione della Giornata Internazionale della Disabilità l’ANFFAS di Subiaco visiterà il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli

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Subiaco Benedettina

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Restauro Palazzo Moraschi-Piatti a Subiaco

CONCLUSO IL RESTAURO DEL PALAZZO MORASCHI-PIATTI A SUBIACO

 (Ora l’”OASI DI SUBIACO”, di Don Mario Pieracci, è in piena funzionalità.      La micro-storia del Palazzo è illustrata nel sito: www.oasi di subiaco.it.)

LE MEMORIE DEL POPOLO DI SUBIACO SU QUESTO PALAZZO.  Per decine di anni i Sublacensi sono passati accanto al Palazzo Moraschi-Piatti, gettandovi uno sguardo, senza potervi accedere. Era stato edificio privato, poi riservato al “Comando Stazione e Tenenza dei Carabinieri”. Il popolo cristiano aveva sempre potuto frequentare la Messa domenicale nella Cappella della Madonna del Carmine, curata dagli abitanti più prossimi. Solo nel 2014 il Comune di Subiaco  acquistò l’intero complesso. Nel 2014, un provvidenziale comodato  fu concesso dal Comune, per far nascere l’Oasi .

Ma, torniamo a quello che tutti potevano vedere e sapere dall’esterno. Con qualche aneddoto e  “leggenda paesana”.

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