Miti del popolo sublacense

I MITI DEL POPOLO SUBLACENSE

Che cosa si sogna, si spera? In chi ci si riconosce?

Sembra una curiosità, ma inventando canti, ballate, docu-film e romanzi, potremmo “rilanciare” i miti più importanti della nostra tradizione orale.

 

E’ presto detto. I grandi miti sono poco presenti nella nostra tradizione popolare.

Sembra che non si voglia sognare, coltivare un grande immaginario, bello ed esaltante. Tutto condizionato dalle dure condizioni di vita: scarsità di cibo,abiti,lavoro, casa; e gran quantità di  malattie…

Si racconta di una giovane allieva del Catechismo parrocchiale. Dice al Parroco: ”Ho sognato che organizzavamo una gita in autobus”. E il Parroco: ”Tutto può essere”. “Che abbiamo mangiato in un grande ristorante”. “Tutto può essere!”. “Poi ho sognato che pagava tutto lei, caro Parroco!”. Al che il Parroco: “NON DAR RETTA AI SOGNI, CHE’ SONO SCIOCCHEZZE!”  .                                                              Mito dei miti è quello della misteriosa esistenza di un “LIBRO-COMANDO”: residuo del pensiero magico. Malauguratamente, è andato perduto… Significativo che  lo scettro del potere non sia una bacchetta magica o altro simbolo simile, ma un libro, il potere delle parole scritte e lette: la “carta che parla”!

C’è da noi un eroe eponimo (che ha dato il suo nome a qualcosa…)? C’E’ SOLO SAN BENEDETTO, il Santo Patrono di Subiaco da sempre, e, più’ recentemente, anche Patrono d’ Europa. Ma non è un mito: è una realtà religiosa, storica  e spirituale, in gran parte ancora da scoprire meglio, almeno in mezzo al popolo cristiano sublacense ed europeo..   Un’antica associazione popolare rinnova il culto del Santo (Associazione del Patrocinio di San Benedetto), come emanazione della città e dei Monasteri Benedettini di Subiaco. Ma San Benedetto non è un semplice riferimento storico: è un Santo, che porta al Vangelo,a Gesù Cristo!                                                                                                      Altri grandi eroi? Ci potrebbero essere, ma non ci sono!

I due personaggi condottieri degli Equi nella lunga lotta contro i Romani conquistatori, FERTORE RESIO e UFENTE sono appena ricordati e ancora da studiare. Solo l’insegnante-scrittore Antonio Lanciotti  diede il nome Fertore al suo figlio. A Trevi nel Lazio una Piazza è intitolata a questo fiero condottiero. Sugli Equi dovrebbero diventare popolari il totem, la lingua e le innovative istituzioni. E’ un lavoro di scavo da continuare… Nerone è appena nominato ed esecrato. Come quello studente che non aveva studiato e rispose al professore: “Che parliamo a fare di questo cattivo imperatore?”. Pio VI – Papa Braschi  -poteva  essere celebrato. Ma molti non identificano nei due nomi la stessa  augusta persona. Solo recentemente è nata una “Associazione Culturale PIO VI”.

Gli armati di Subiaco, Arcinazzo, Affile e Roiate che si batterono contro le milizie Tiburtine a Campo d’Arco nel 1.300, nel quadro della Guerra per la Gabella. Il ponte medievale di S. Francesco è il monumento-ricordo di questi fatti guerreschi.

Il garibaldino Emilio Blenio solo dopo 150 anni dal suo sacrificio in Subiaco comincia ad essere studiato meglio. Finora il su nome in una piazza lo ricorda.

E Gina Lollobrigida? Anni fa era davvero un mito. Libri e articoli su di lei e la sua arte continuano a celebrarla. Ma è venuta a Subiaco poche volte perché la nuova generazione la conoscesse  meglio dallo schermo e dal vivo..

Ci sono altri  personaggi notevoli, degni di essere celebrati.  L’Abate-Vescovo Mons. Lorenzo Salvi, per un cinquantennio reggitore dei Monasteri e dell’Abbazia “Nullius”, a cui è dedicata la  Sala Concerti del Palazzo ex Convitto S Benedetto;  Don Igino Roscetti, per la sua opera a favore dei 6 giovani Sublacensi catturati dai militi SS durante l’occupazione nazista;Giulio Valente , ucciso dai nazi-fascisti lungo l’Aniene; il pittore Benedetto Tozzi, esponente della “Scuola Romana di Via Cavour”.

Un altro mito  era “ROMA”: i brilli cantavano a squarciagola: “ ROMA, VIVA ROMA, VIVA ROMA E ( segue il nome dell’urlatore di turno…) CI VA”. Adesso ci vanno tutti i giorni i lavoratori pendolari…

L’altro è una “scarrozzata” A NAPOLI: “O A NAPOLI IN CARROZZA O ALLA MACCHIA A FA’ JU CARBO’ ”.Un giorno da leone.

E poi, la grande “ABBUFFATA”.( Sull’aria di “Angiolina”): “TI VOGLIO BENE, SE MI PORTI ALL’”ANIENE” ( il ristorante); TI MO TANTO, SE MI OFFRI DEL VIN SANTO!”.

Compà, se tu fossi Papa che mangeresti?” .“ ‘Una saraga(salacca)!” “E tu?” “Compà, ti sei scelto il meglio!”.

Beato quello che porta in testa un cappello spianato: è un vigile o una guardia, con lo stipendio sicuro !

“Beata la casa dove sta una chierica rasa!”. Cioè, chi ha un prete in casa.

LA FORTUNA SFACCIATA: infilare una mano nella buca sotto la grande quercia sulla scorciatoia per Santa Scolastica (“La cercia ‘e Pampanu”) e ritrarla piena di marenghi d’oro, nascosti lì, non si sa da chi e quando…

Tutti miti della “cultura della povertà”. Vero carattere dominante, nei secoli.

Ancora…

Cav. Antonio Varrone detto “Gazzettone”, della Valle, mazziniano e integerrimo Sindaco dei primi del ‘900.

Gli allevatori Vannoli, ammirati perché avevano bestiame al pascolo brado, nella nostra montagna e camminavano anche per ore e giorni, dotati solo di una sacca di pane e di una corda per ritrovare il bestiame disperso.

Pallinu, mitico “fiacre” di una “carrozza” a cavalli, che faceva servizio fra Subiaco e Mandela.

Mons. Lorenzo  Ivella: fu amico di Antonio Fogazzaro e ciò gli nocque per una sua probabile promozione a Cardinale. Era stato Parroco in Francia e insegnò il francese.

Giuditta Tavani-Arquati: eroina delle lotte per liberare Roma al tempo dello Stato Pontificio. Le è stata dedicata una lapide in Subiaco, presso la casa.

Decorati e morti nelle guerre. Finalmente hanno un nome e una lapide tutti i caduti, decorati e non. Prima solo i decorati avevano una lapide in piazza e una dedica nelle aule dell’ex “Braschi”.

Antonio Viti, detto j’acàru. Fu ucciso al Muretto da sicari fascisti ubriachi.

I primi sciatori di Livata. Andavano a piedi, con gli sci sulle spalle: sciavano tutto il giorno e tornavano a piedi. Tra di essi Pio Campi, Enrico Gori e Lino Girelli.

Gli “inventori” della carrozza su cuscinetti a sfera, per trasportare il ferro “recuperato” negli automezzi  bombardati  dagli Alleati lungo la Via delle Cava. Furono i giovani della famiglia Miaci. Attuarono un singolare “istinto delle combinazioni”: mittendo insieme il trasporto e il riuso dei metalli e la costruzione di una “carrozza” con assi di legno e cuscinetti a sfera come ruote, con l’assale anteriore “a volta semplice”. (Altrove entrarono in azione gli “scarriolanti”…)  La “carrozza de Pagnotta” funzionò in tutti i sensi. Questo soprannome non offendeva nessuno.   (Tutti gli altri soprannomi erano offensivi, tribali e andrebbero eliminati anche dal ricordo: in Internet, negli USA e nello scoutismo, ognuno il suo nickname se lo sceglie. Da noi veniva affibbiato maliziosamente, come una forma di bullismo ante litteram).                                                                                                                           I primi pescatori dell’Aniene, intorno al Ponte di Sant’Antonio: usavano con maestria “tramaglio”, retino e altri attrezzi allora consentiti. Non erano sportivi: pescavano per migliorare il pasto familiare.

Gli inventori dello sport della Canoa, Canoanium e “Vivere l’Aniene”. E’ realtà recente e viva. Avevamo l’Aniene, sapevamo delle canoe e kajak… ma se non c’erano loro….. i giovani Mariano e Lollobrigida!

Le streghe. Come dappertutto a lungo si credette nell’esistenza delle streghe.         La “Casa delle streghe” sarebbe stata quella cospicua parte dei ruderi della Villa di Nerone, in riva sinistra dell’Aniene, in antico collegata alla riva destra dal Ponte marmoreo. Di quei ruderi, così incapsulati nella roccia e negli arbusti, non si capiva il senso. Si pensava :“Era una casa normale, ma le streghe in una notte la capovolsero!”: (In realtà sono i resti  del cosiddetto nucleo “B” della villa, ora studiati e presto salvaguardati dalla Soprintendenza dei Beni Culturali – archeologo dott. Zaccaria Mari).

Altre “streghe” sono individuate dalla tradizione popolare nelle “donzelle” che tentarono S. Benedetto e i suoi primi monaci.

Ma qualunque donna manifestasse poteri eccezionali o conoscenze rare era temuta come strega, aderente al sabba di Benevento: “Volo alla cercia de Bonivento e co’ n’ora vaglio e véngo”. La “Cercia de Pampanu” era la nostra Benevento…dirimpetto alla “Casa delle streghe”.

UN INVITO PER I CREATIVI

(Lo storico prof. Antonio Parisella, direttore del Museo di Via Rasella , conoscitore della storia della Resistenza romana e di Don Paolo Pecoraro- medaglia d’argento al Merito della Resistenza- sostiene che  la parte  “epica” della nostra storia Sublacense  potrà essere conosciuta da tutti solo se qualcuno la rilancerà in romanzi, docu-film, libri e pièces teatrali.. Per la verità su queste vicende le scuole realizzano di continuo le “ricerche” e la raccolta di memorie , che però si disperdono di anno in anno perché non se ne fa un “archivio didattico” a disposizione di tutti. Ora l’Università Popolare di Subiaco sta lavorando per rendere popolari questi fatti e personaggi notevoli: ciò che è la sua “mission”. Ciò vale anche per le altre Associazioni culturali e Riviste locali.

Ognuno potrebbe suscitare ( re-inventare?) meglio un mito, facendolo rivivere nell’immaginario collettivo, con scritti, dipinti, sceneggiati, docu-film, articoli.                            BUON LAVORO!

g.c.