INVITO
A…
S. ANGELO ROMANO
A cura di Giuseppe
e Paola Cicolini
S. Angelo Romano porta molto bene il
suo nome e stemma:
S. Michele Arcangelo.E’ costruito sul Monte Patulo,
sotto la protezione, appunto, dell’”Arcangelo
guerriero”, erede cristiano dell’Ercole Vincitore dei Romani.
Quel “Patulo” sta per Patulus, aperto, ben visibile.
Centro abitato tondeggiante, tutto ben esposto al sole e a i
venti. Un proverbio recita: “Quanno piove a Maccarese, piglia
la zappa e va al paese!”. Dall’alto della rotonda-altana “Nardi”, dal Castello Orsini-Cesi e da tutto il paese, si vede e si è visti in
tutta una vasta area: Montecelio, Mentana (con Cretone
e Castel Chiodato), Monterotondo,
Palombara, Moricone e Montelibretti,
e poi Roma e il mare... Siamo nella Sabina romana, a cavallo tra le Vie Salaria
e Tiburtina. Il visitatore, dopo
essersi affacciato ad ammirare
I
feudatari. I Santangelesi si dimostrarono
molto legati ai loro feudatari, seguendone le sorti nel bene e nel male.
Eccoli: Monaci benedettini di S. Paolo;
la famiglia del Card. Capocci,
gli Orsini; i
Cesi; i Borghese.I
monaci di S. Paolo costruirono il loro monastero sui ruderi dell’antica
costruzione romana in cima al Patulo. I Capocci comprarono S. Angelo e altri feudi nella Campagna
romana e costruirono Castel Arcione. Gli Orsini -
irriducibili nemici dei Colonna- costruirono il Castello (poi ampliato dai
Borghese).Nella battaglia degli Orsini contro i
Colonna, i sostenitori degli Orsini (tra cui cittadini di S. Angelo Romano)
perdettero 400 soldati. Quella terra fu da allora chiamata “Valle Mara”, ma il senso era “valle
amara”!
Non mancano le pagine gloriose. I Capocci
dotarono ogni anno “quattro ragazze
povere da marito, con due vesti del costo di sei fiorini, una tunica e una verroccia oppure una tunica e mantello e in aggiunta alla
dote, venti monete romane”. Stessa dote fu stabilita dalla Marchesa Vittoria
Orsini della Tolfa, vanto della famiglia Orsini, che
peraltro si distinse per la costruzione della cinta muraria e del Castello.La Famiglia Cesi,
proveniente da Acquasparta, s’insediò a Roma e nel
Lazio in seguito alla nomina a Cardinale di Pierdonato
Cesi. Costui costruì case e ville, acquistò il Casale di Marco Simone ( detto anche Castrum S. Honesti) e la stessa S. Angelo. Il
Poggio di Motalbano fu chiamato Poggio Cesi. I discendenti del Cardinale
diventarono Principi di S. Angelo. I Santangelesi ne
ebbero vantaggi e gloria, perché, senza più guerre, il Castello si trasformò in
nobile dimora e venne frequentato da personaggi illustri. Federico II Cesi,
giovanissimo, dedito a brillanti studi naturalistici e scientifici, fondò in
Roma l’Accademia dei Lincei.
Convintosi della giustezza delle tesi galileiane, le sostenne, e perciò soffrì
la diffidenza del Santo Uffizio. Passava intere stagioni in S. Angelo per
riposarsi e vagare, per le sue ricerche, anche archeologiche. Vennero a
visitarlo qui il medico olandese Giovanni Ecchio, il
linceo tedesco detto “ Il Molitore” e
altri famosi ospiti.
Il
pozzo del Merro.E’ un fantastico
fenomeno carsico: una sinkhole, “depressione di forma semi- circolare dovuta al crollo, l’una sull’altra, di piccole
cavità carsiche”. Si scende fino a
La
leggenda di Capitan Fabio.Non manca una
leggenda. Capitan Fabio era un militare al servizio del Papa. Siamo intorno
all’anno 800.Non si sa per
quale ragione Capitan Fabio attentò,
senza esito, alla vita del Pontefice. Per sfuggire alla cattura, si nascose in
una grotta da queste parti e lì visse per anni come un selvaggio. Venuto a
sapere che vicino a Mentana il Papa
si sarebbe incontrato con re Carlo Magno,
s’insinuò tra la folla e urlò rivolto al Papa:
“Perdono Santità!”. Il Papa rispose:
“Ti perdono, anche se tu fossi Capitan
Fabio!”.
“Quello sono!”, rispose il capitano, tra la commozione generale
per il lieto fine.
La
tragica storia di Caterinella.Quella di Caterinella è una storia vera… Siamo nel 1839. Una donna fu
condotta con la violenza nella grotta-dolmen oggi chiamata “ di Caterinella”.
Qui il suo spasimante la uccise per gelosia. L’assassino fu scoperto da un
frate e ghigliottinato a Palombara.
Una
visita al Castello. Il Castello Orsini-Cesi è
imponente. Fa da culmine del paese. E’ restaurato, ben conservato, utilizzato,
visitabile da tutti durante i wike end. Le
comitive e le scolaresche possono visitare il Castello e il museo anche negli
altri giorni della settimana, previa prenotazione (www.sarmuseum.it oppure tel.0774.511482).Da osservare: il
mastio duecentesco, le fortificazioni e i camminamenti lungo il giro di ronda, le
sale del Principe Cesi, la corte e gli spalti (punto
di osservazione panoramica più alto). Si annunciano- su prenotazione- cene,
serate artistiche e ospitalità, nelle sale che furono del principe Cesi.
Un
piccolo grande museo nel Castello. Il nome ufficiale è Museo preistorico e protostorico del territorio Tiberino-Cornicolano.
Nel piano terra: fauna fossile
proveniente dal Cretone (
resti di elefanti e rinoceronti) ;ciottoli
scheggiati, punte e raschiatoi, utensili di selce più elaborati e prime forme
ceramiche delle comunità neolitiche. Primo
piano: cinque tombe a cremazione, urne cinerarie a capanna, reperti
ceramici rinvenuti nella Grotta dello Svantatoio alle
falde del Poggio Cesi, resti faunistici e botanici
contenuti in recipienti. Terrazza del
Torrione:calco di due zanne di elefante antico, e
manufatti.
Flora
e fauna del luogo. Lungo il Fosso di Marco Simone e al Parco Urbano di Grotta Cerqueta: macchia mediterranea allo stato naturale.
Tutto intorno querce,castagni, aceri e frassini.
Inoltre ulivi e noci. Fauna avicola, api e selvaggina.
Le
feste. Sagra delle cerase, a fine maggio.Festival del folklore, prima settimana di luglio.
La sagra dello strengozzo, la prima domenica di
agosto.
Visitare
S. Angelo Romano: come ci si arriva.E’ a
Giuseppe e Paola Cicolini