INVITO A…

S. ANGELO ROMANO

A cura di Giuseppe e Paola Cicolini

S. Angelo Romano porta molto bene il suo nome e  stemma: S. Michele Arcangelo.E’ costruito sul Monte Patulo, sotto la protezione, appunto, dell’”Arcangelo guerriero”, erede cristiano dell’Ercole Vincitore dei Romani.

Quel “Patulo” sta per Patulus, aperto, ben visibile. Centro abitato tondeggiante, tutto ben esposto al sole e a i venti. Un proverbio recita: Quanno piove a Maccarese, piglia la zappa e va al paese!”. Dall’alto della rotonda-altana “Nardi”, dal Castello Orsini-Cesi e da tutto il paese, si vede e si è visti in tutta una vasta area: Montecelio, Mentana  (con Cretone e Castel Chiodato), Monterotondo, Palombara, Moricone e Montelibretti, e poi Roma e il mare... Siamo nella Sabina romana, a cavallo tra le Vie Salaria e Tiburtina. Il visitatore, dopo essersi affacciato ad ammirare la Campagna Romana e Sabina , può avviarsi lungo la Via Nazionale che divide in due il paese, e così salirà fino al Castello Orsini-Cesi, ora completamente restaurato e utilizzato come sede prestigiosa del museo preistorico. L’origine arcaica di S. Angelo Romano non è ben nota. Restano tracce di mura ciclopiche e di veri e propri dolmen.Nel tempo, il suo nome fu Medullia, Castrum Sancti Angeli Montis Patule, S. Angelo in Capoccia, poi S. Angelo Romano (dal 1886), per distinguerla dai tanti Comuni “S. Angelo”: d’Alife, di Brolo, a Cupolo, all’Esca, a Fasanella, in Formis, Le Fratte, Limosano, in Lizzola, Lodigiano, Lomellina, dei Lombardi, del Pesco, di Piove di Sacco, in Vado. Fu abitata da genti proto-latine e proto-italiche: Umbri, Sabini, Pelasgi (giunti dal Peloponneso, divenuti poi Prischi Latini e Latini), infine Romani, o meglio “romanizzati” con la forza e con le alleanze. Segue il medioevo, con le vicende feudali. Prima dei feudatari, parliamo degli uomini illustri, di S. Angelo Romano: Tullo Ostilio, terzo Re di Roma; Furio Medullino, tre volte console e tribuno romano; Federico II Cesi, principe e fondatore dell’Accademia dei Lincei. E poi  i “notari”Bernardino Lucani, Sisto Marocco e Antonio Palombi. Marcello Nardi, medico benemerito, Ulisse Gatti maestro di scuola in Italia e in Romania, che ebbe vari onori; Tomaso Sinibaldi, patriota; Francesco Moroni, sindaco; Agostino Croce- antenato dell’omonimo storico locale- militare e scrittore poligrafo; Giuseppe Gatti, sindaco; Attilio Nardi, alto funzionario statale, il quale propiziò fondi per costruire l’edificio scolastico, sistemare la rete stradale, costruire la scalinata in Via delle Torri, chiamata dai santangelesiPiazza de Spagna”. Ora la balconata sud a semicerchio, panoramica come poche al mondo, porta il suo nome. Non hanno avuto l’onore di essere ricordati nominativamente dalla storia, ma sono degni di memoria riconoscente “ i Sabini, coltivatori nella pianura, pastori sui monti. Di puri e schietti costumi, dalle severe discipline e severa virtù delle donne, avvezze a portare il fascio di legna sulle spalle e alla vita campestre” e “in cerca di nuove terre da dissodare adoperando la famosa zappa di ferro e l’aratro a chiodo” (Agostino Croce, 1982). Infine per l’orgoglio dimostrato, rifiutando l’ambasceria di Romolo, in pacifica cerca di mogli per i primi Quiriti, di dubbia fama. Perché non avevano accolto entro il  Pomerio romano anche le donne di malaffare e ricercavano invece le  fedeli e onorate donne Sabine? (Agostino Croce, idem)

I feudatari. I Santangelesi si dimostrarono molto legati ai loro feudatari, seguendone le sorti nel bene e nel male. Eccoli: Monaci benedettini di S. Paolo; la famiglia del Card. Capocci, gli Orsini; i Cesi; i Borghese.I monaci di S. Paolo costruirono il loro monastero sui ruderi dell’antica costruzione romana in cima al Patulo. I Capocci comprarono S. Angelo e altri feudi nella Campagna romana e costruirono Castel Arcione. Gli Orsini - irriducibili nemici dei Colonna- costruirono il Castello (poi ampliato dai Borghese).Nella battaglia degli Orsini contro i Colonna, i sostenitori degli Orsini (tra cui cittadini di S. Angelo Romano) perdettero 400 soldati. Quella terra fu da allora chiamata “Valle Mara”, ma il senso era “valle amara”!

Non mancano le pagine gloriose. I Capocci dotarono ogni anno “quattro ragazze povere da marito, con due vesti del costo di sei fiorini, una tunica e una verroccia oppure una tunica e mantello e in aggiunta alla dote, venti monete romane”. Stessa dote fu stabilita dalla Marchesa Vittoria Orsini della Tolfa, vanto della famiglia Orsini, che peraltro si distinse per la costruzione della cinta muraria e del Castello.La Famiglia Cesi, proveniente da Acquasparta, s’insediò a Roma e nel Lazio in seguito alla nomina a Cardinale di Pierdonato Cesi. Costui costruì case e ville, acquistò il Casale di Marco Simone ( detto anche Castrum S. Honesti) e la stessa S. Angelo. Il Poggio di Motalbano fu chiamato Poggio Cesi. I discendenti del Cardinale diventarono  Principi di S. Angelo. I Santangelesi ne ebbero vantaggi e gloria, perché, senza più guerre, il Castello si trasformò in nobile dimora e venne frequentato da personaggi illustri.  Federico II Cesi, giovanissimo, dedito a brillanti studi naturalistici e scientifici, fondò in Roma l’Accademia dei Lincei. Convintosi della giustezza delle tesi galileiane, le sostenne, e perciò soffrì la diffidenza del Santo Uffizio. Passava intere stagioni in S. Angelo per riposarsi e vagare, per le sue ricerche, anche archeologiche. Vennero a visitarlo qui il medico olandese Giovanni Ecchio, il linceo tedesco detto “ Il Molitore” e altri famosi ospiti.

Il pozzo del Merro.E’ un fantastico fenomeno carsico: una sinkhole, “depressione di forma semi- circolare dovuta al crollo, l’una sull’altra, di piccole cavità carsiche”. Si scende fino a 392 metri sotto il livello di calpestio (un primato in Europa!) e termina con un laghetto incontaminato. Si trova a circa quattro chilometri dall’abitato tra Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco. Speleologi ed esperti naturalisti s’interrogano su come proteggere il Pozzo del Merro dalla proliferazione della felce del tipo salvinia molesta. Fu esplorato nel 1999, scoprendovi non solo felci “brasiliane” infestanti, ma anche una grande varietà di specie animali e vegetali. Qualcuno ipotizza qui un museo del carsismo. Questo incredibile “pozzo” va comunque meglio conosciuto, anche dai non specialisti: turisti e studenti. E insieme vanno conosciute meglio anche le doline, uvala, polje, tipiche del carsismo ai diversi stadi di evoluzione. Per ora una "tabellazione" scientifica è già molto. Si intuiscono torrenti sotterranei. Al Pozzo del Merro sono stati individuati: il tritone punteggiato, quello crestato e, infine, il “nipharcus corniculanus”, un unicum al mondo.

La leggenda di Capitan Fabio.Non manca una leggenda. Capitan Fabio era un militare al servizio del Papa. Siamo intorno all’anno 800.Non si sa per quale ragione Capitan Fabio attentò, senza esito, alla vita del Pontefice. Per sfuggire alla cattura, si nascose in una grotta da queste parti e lì visse per anni come un selvaggio. Venuto a sapere che vicino a Mentana il Papa si sarebbe incontrato con re Carlo Magno, s’insinuò tra la folla e urlò rivolto al Papa: “Perdono Santità!”. Il Papa rispose: “Ti perdono, anche se tu fossi Capitan Fabio!”.

Quello sono!”, rispose il capitano, tra la commozione generale per il lieto fine.

La tragica storia di Caterinella.Quella di Caterinella è una storia vera… Siamo nel 1839. Una donna fu condotta con la violenza nella grotta-dolmen oggi chiamata “ di Caterinella”. Qui il suo spasimante la uccise per gelosia. L’assassino fu scoperto da un frate e ghigliottinato a Palombara.

 Una visita al Castello. Il Castello Orsini-Cesi è imponente. Fa da culmine del paese. E’ restaurato, ben conservato, utilizzato, visitabile da tutti durante i wike end. Le comitive e le scolaresche possono visitare il Castello e il museo anche negli altri giorni della settimana, previa prenotazione (www.sarmuseum.it oppure  tel.0774.511482).Da osservare: il mastio duecentesco, le fortificazioni e i camminamenti lungo il giro di ronda, le sale del Principe Cesi, la corte e gli spalti (punto di osservazione panoramica più alto). Si annunciano- su prenotazione- cene, serate artistiche e ospitalità, nelle sale che furono del principe Cesi.

Un piccolo grande museo nel Castello. Il nome ufficiale è Museo preistorico e protostorico del territorio Tiberino-Cornicolano. Nel piano terra: fauna fossile proveniente dal Cretone ( resti di elefanti e rinoceronti)  ;ciottoli scheggiati, punte e raschiatoi, utensili di selce più elaborati e prime forme ceramiche delle comunità neolitiche. Primo piano: cinque tombe a cremazione, urne cinerarie a capanna, reperti ceramici rinvenuti nella Grotta dello Svantatoio alle falde del Poggio Cesi, resti faunistici e botanici contenuti in recipienti. Terrazza del Torrione:calco di due zanne di elefante antico, e manufatti.

Flora e fauna del luogo. Lungo il Fosso di Marco Simone e al Parco Urbano di Grotta Cerqueta: macchia mediterranea  allo stato naturale. Tutto intorno querce,castagni, aceri e frassini. Inoltre ulivi e noci. Fauna avicola, api e selvaggina.

Le feste. Sagra delle cerase, a fine maggio.Festival del folklore, prima settimana di luglio. La sagra dello strengozzo, la prima domenica di agosto. La Sagra della pizza fritta, la prima domenica di settembre. Le feste religiose sono collegate con le Chiese di S. Angelo Romano: S.  Michele, Santa Liberata, Parrocchiale di Santa Maria e San Biagio.Associazioni culturali. Pro Loco, Banda Musicale “Medullia”, circoli giovanili e parrocchiali.I cibi: primi piatti e dolci. Primi piatti:strengozzi, pasta fatta con farina e uova; celliti, con semplice  farina e acqua.Dolci: pizza abbotata, fatta con pasta di pane  fritta nell’olio;bombette, dolci fatti con farina, zucchero, uova e ricotta; ciammelle  di magro e all’olio. La buona ristorazione in Monte S. Angelo: Albergo Hotel Sylvan; Ristorante La  Vecchia  Quercia, Ristorante Vecchia Quercia di  Massimo Lucci, trattorie , cucine e bar.

Visitare S. Angelo Romano: come ci si arriva.E a 15 km dal GRA di Roma, uscita Centrale del latte e poi Via Palombarese. Dalla A24,da Tivoli e Guidonia; dalla A1 e da Monterotondo e la Via Salaria.Web: www.orsinicesi.it Mail: info@orsinicesi.it Fax 1782228193.                                                                                                        

Giuseppe e Paola Cicolini