INVITO A…
ROCCA
DI BOTTE
(A cura di
Giuseppe e Gina Cicolini)
Rocca di Botte è “ un sito
delizioso” in Terra dei Marsi, lembo Sud-Ovest della Piana del Cavaliere, a
contatto con i Monti Simbruini. Il territorio è caratterizzato dalla Riserva Naturale Guidata di Monte Salliano,
a due passi dal Parco dei Simbruini, e benedetto da S. Pietro Eremita (1) e dal Santuario
della Madonna dei Bisognosi, che segna il confine con Pereto. Rocca di Botte venera S. Pietro Eremita, il laico “Cavaliere cristiano itinerante”. Questa
devozione è condivisa con Trevi nel Lazio. Il Santo ,nacque qui, visse - tra
peregrinazioni, orazioni e penitenze, in tutta l’alta Valle dell’Aniene -, morì
a Trevi. Perciò i due paesi sono uniti dal “comparato”,
legame antico di amicizia e ospitalità tra i due Comuni, famiglie, scuole e singoli “compari
roccabottani e trebani”. Si arriva a
Rocca di Botte imboccando, sotto Oricola,
Il nome. Rocca di
Botte, significa forse “castello
sottostante
Il centro abitato. E’ dominato dai
pochi resti del Castello, costruito nel secolo X, ingrandito e rimaneggiato nei sec.XV e XVI. Nella
Piazza di Corte si può ammirare il Palazzo Colonna-Sciarra, due grandi famiglie
che dominarono il territorio con il feudo e con la spada. Marco Sciarra, in
particolare, fu soldato di ventura, temuto ovunque. L’attuale abitato, di
stampo medioevale, si presenta come una cascata di case. Più si sale e più le
abitazioni sono antiche e i vicoli più ardui e suggestivi. I restauri, da completare,
sono in perfetto stile. Molte villette moderne sono in basso, nella Piana. A
qualche chilometro sorge
La viabilità ieri e
oggi. Si va facilmente a Rocca
di Botte, con l’Autostrada A- 24, uscita Carsoli;,
La storia.
Rocca di Botte fu Oppido degli Equi, in un sistema di
insediamenti arcaici. Il Moroni descrisse sommariamente questi luoghi,
tra Ottocento e Novecento. Ma Michele Sciò, ricercatore nato a Pereto, ha
recentemente lumeggiato con acume critico, sopratutto il periodo detto dell’ ”
incastellamento” della Valle dell’Aniene e della Marsica. A documentare la
protostoria sono state rinvenute schegge silicee nel Fosso Fiojo e resti di
capanne dell’età del bronzo a Colle S. Vito e Prata . Lapidi (tra cui una dedicata ad un Murrio Fileto) e
due cippi di confine del periodo romano. L’abitato crebbe intorno ad un
monastero basiliano, poi benedettino. Nel medioevo, a detta di Paolo Diacono,
era parte della Provincia Valeria. Notevole il fondo agrario pubblico detto
“Sala”. I re capetingi Ugo e Lotario assegnarono il feudo al Monastero di S.
Benedetto in Subiaco. Intervenne il Conte dei Marsi. Nella Rocca sostò
Corradino di Svevia, in marcia verso la sua sconfitta a Tagliacozzo. Poi la
solita alternanza tra Orsini e Colonna. Nel 1173 Ottone di Montanea costruì
case per 350 abitanti, le chiese e le chiesette di S. Pietro e di S. Biagio, Madonna
della Febbre e S. Rocco. Nel 1443-47 i “fochi”
erano 110, cioè altrettante famiglie dotate di relativa autonomia nelle “cose
pubbliche”.. La dipendenza dal Regno di Napoli e, poi, da L’Aquila facevano
sentire la lontananza. In questi casi giova l’autonomia. Dopo essere stata
unita a Oricola e Pereto, “sotto Pereto”, il 21 maggio 1908 Rocca di Botte
ridivenne Comune autonomo. I problemi non finirono (strade esterne, farmacia,
asilo, scuola, sede comunale, identificazione esatta dei confini), ma si
respirava l’aria frizzantina della libertà. Che ancora si respira.
Curiosità storiche.
-Il “bottino dell’acqua” è tuttora
riconoscibile al lato nord di Piazza di Corte, accanto alle più antiche mura di
cinta del fortilizio. -La “biffa” (parola di origine germanica) era il segnale di “proibito”: una frasca piantata in terra , ad
indicare “ Qui non si può pascolare!”.
-Nel 1815 fu rapito dai briganti Enrico Fulgenzi, nascosto
nelle grotte di Camerata “Vecchia” e liberato tra i monti di Jenne , dopo il
pagamento di un riscatto di 300 piastre, vestiario e viveri per il
sostentamento dei briganti ( formaggio, pane e vino). Ma dopo avergli mozzato un orecchio!
-Durante una cerimonia di nozze, nel 1526, la sposa fu
rapita! Il popolo insorse, cacciò i colonnesi e punì duramente il “notar” Pompeo, Sante di Civitella e Marsilio “ de “Horatio”. -Durante il
Risorgimento le strade intorno a Rocca di Botte vennero utilizzate dai patrioti
per diffondere, con fogli “in poesia”, gli ideali della libertà italiana. Il
curioso è che per parlare di Napoleone III o Garibaldi si usavano strofette sull’aria
di canti e preghiere liturgiche. -Inopinatamente nel 1815 i Cammoratani assalirono Rocca di Botte. -Ogni
30 agosto, nel pomeriggio, giochi umoristici
tradizionali: del maialino, tiro alla fune, pistole ad acqua ( alla larga!),
corse a ostacoli per bambini e gioco delle pentole. - E’ in vendita un vetusto e nobile palazzo che fu sede dei
gendarmi e carcere.
Le risorse. Una volta erano i boschi e l’allevamento del
bestiame. Cavalli e vacche si allevano ancora oggi, con qualche difficoltà dovuta
al calo dei prezzi e non solo ai (troppi) lupi e ai cinghiali. Oggi: produzioni alimentari
artigianali , turismo e… pendolarismo. . La villeggiatura e il turismo di oggi.
La villeggiatura estiva fa contare fino a mille presenze. Tutto si rianima nella bella stagione. E’ ben
conservato un abbeveratoio, nel centro abitato. In agosto, per la festa
patronale di S. Pietro Eremita:“il 30 e
il 31 non manca nessuno!". Molte
sono le manifestazioni di ex alpini.
Feste , sagre e
prodotti tipici. Il 17 gennaio, S. Antonio Abate, il 13-14 giugno, S.
Antonio di Padova e Sacro Cuore ( in questa occasione il Festarolo distribuisce
a tutti la tipica ciambella); Il 30 e 31 agosto: Festa di S. Pietro Eremita: il
30, autorità e popolo a Trevi; l’11 settembre “arrivano i compari trebani”! La “Via delle cantine” è un percorso enogastronomico. Il Circolo ippico
“IL MORRONE” apre tutto l’anno. Le
Confraternite, maschili e femminili ( di S. Pietro, Sacro Cuore, della Madonna
e di S. Antonio), organizzano le feste annuali e l’Infiorata.
La parlata locale. E’ un dialetto
dell’estrema Marsica, con influenze della Valle dell’Aniene. I vecchi
allevatori vogliono parlare quasi soltanto del pericolo dei lupi e dei cinghiali…
Non esiste un Centro Anziani, pare che bastino l’ osteria, i bar,
Roccatani illustri.
Murrio
Fileto (?), Pietro, divenuto S.
Pietro Eremita, Bonafacio Graziani, musicista insigne, Fabrizio De Britiis,
Tommaso Felliccioni, Andrea Cacchioni, cappuccino in odore di santità, l’Abate
Vincenzo Mastroddi, benefattore, il primo sindaco Pio Nocella, l’Ufficiale Superiore
dei CC. Dott. Francesco Bultrini -tuttora
qui residente-, come pure Marco
Marzolini, già sindaco, presidente della Pro Loco, impegnato nella difesa delle tradizioni , anche religiose,
Fabrizio di Clemente, fotografo (www.webalice.it).
La cucina marsicana.
E’
schiettamente contadina: fettuccine al sugo di pecora, gnocchi
di patate e spezzatino, ravioli di ricotta, frascaregli
co’ gli fasoi. Dolci: pizze sbattute,
muzzitti, torsetti con nocchie, campanelle,brutti e buoni, pesche dolci,lingue
di gatto semplici e farcite, cannoncini,biscottini al cioccolato.
Le traversate a
piedi e a cavallo. Lungo il Fosso Fiojo, verso Camerata Vecchia e il Santuario
della SS. Trinità.Organizzazione CAI. Indirizzo utile per il turista: Comune di
Rocca di Botte, Tel. 0863.998131.
(1)
Volume “ Pietro
Eremita l’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi”.1999