INVITO A…..

MONTEFLAVIO

(A cura di Giuseppe e Paola Cicolini)

Il nome. Monteflavio, cioè “biondo”?  No. Semmai verde, grazie ai boschi di faggi e querce. Il nome deriva dal debito di riconoscenza verso il Card. Flavio Orsini, signore illuminato, padrone delle terre, anche sul crinale dei monticelli dolcemente arrotondati  della Tenuta di Montefalco, e ispiratore della nascita del paese.

Origini. Nell’antichità romana l’unica traccia era un sentiero che da Roma scavalcava le alture e raggiungeva la Valle Ustica, verso la Villa di Orazio. Il resto, tutto boschi e caccia. Nessun insediamento stabile. Poi, dopo il Mille e fino al 1400, Montefalco, con castello e caseggiato, ora diruti, ma fino al 1419 dotato di  ben tre chiese. Igino Giordani sostiene che Montefalco fu rasa al suolo dai Colonna, alleati dei Savelli.   

Fuga “creativa” da Marcetelli.     Nel 1570, un gruppo di braccianti e artigiani di Marcetelli (“Cerchiari”) decisero di abbandonare nottetempo il loro paese - angariato dal feudatario Mareri - e di raggiungere i possedimenti montani del Card. Orsini, che concedeva loro terre da coltivare, boschi da tagliare e trasformare in carbone, la possibilità di realizzare i “pozzi della neve”, per il commercio del ghiaccio nella stagione calda e altri diritti. Il tutto garantito da un solenne Capitolato “In Dei nomine, con i diritti e doveri degli assegnatari. Monteflavio non ha miti di fondazione, ma un atto di nascita “certificato”. Dapprima le quaranta famiglie si costruirono capanne di legno, allineate come un accampamento; trasformate poi in case, con chiesa, piazza, mercato: insomma un paese, che chiamarono Monteflavio. Era stata una  riforma agraria, secondo il modello che va dai Gracchi fino al dopoguerra italiano.  La vita civile della nascente comunità fu regolata dalle norme di Scandriglia. La narrazione aggiunge, con qualche malignità, che le poche famiglie restate a Marcetelli, dopo aver scongiurato parenti e amici di non partire, li bollarono di traditori. E i Monteflaviesi li ripagarono con il ritornello: “Marcìte lì, marcìte lì contenti; mai più li rivedrete li parenti”. Per malasorte Marcetelli perdette una seconda ondata di transfughi. Nel 1602 fu costruita la chiesa. Nel 1644, si usa dire, “i Monteflaviesi furono venduti ai Barberini. Nel 1626: Fonte pubblica e abbeveratoio. Nel 1650 – anno giubilare – tutti a Roma in pellegrinaggio alle  Sette Chiese: spesa totale 68 scudi e 50 baiocchi. Per difendere i confini con Montorio Romano: venti baiocchi, per “polvere d’archibugi”! Angelosanto Spatiano fu incarcerato per debiti, e sfamato a pane e cascio . Il resto è storia abbastanza simile ai paesi dei dintorni, fino all’Unità d’Italia e dopo.

L’abitato oggi. Siamo in area montana, Parco dei Lucretili, falde occidentali del Monte Pellecchia. La “pianta” del paese si presenta come una grande graticola allungata, con strade regolari: Via del Leone, Via del Paradiso,via delle Cantine,via Roma e Via dell’Ombra. I punti più alti si chiamano significativamente “Capanna” e “Castillittu” e il più basso “Pié della Terra”. Emblema del paese e orgoglio civico è la “Pilocca di piazza”, una fontana storica, divenuta, nel tempo, contrassegno di più liste  elettorali. Da non perdere. Ruderi del vicino castello di Montefalco con resti di cinta difensiva ; chiesa di S. Maria Assunta, con facciata di pregevole decorazione e capitelli con la rosa degli Orsini, tabernacolo del XV sec. e dipinto  di Vincenzo Marani; un giro nel Centro storico.

 Per visitare il centro storico il “giro” ideale è: Largo Caduti in guerra-Via Provinciale-via Roma-Via del sole-Piazza della Regina-Via Marconi-Via Baccelli-Piazza V. Emanuele-Via delle Grazie. Monte Calvario sorge nei pressi. Qui San Leonardo di Porto Maurizio -“l’apostolo della Via Crucis”- celebrò la sua prima Messa, il 30 agosto 1737. La Fonte Orsini si presenta come un abbeveratoio ben conservato.

Dicono di sé. Monteflavio, secondo la Pro Loco è: divertente, ecologista, ospitale, pulita,vivibile. verde. Non vale osservare che per l’oste il  vino è sempre buono. Perché è proprio vero. Venire per credere! Il panorama non è piatto, anzi. La natura è rispettata per i vincoli del Parco e per convinzione. Le feste e le sagre gastronomiche accolgono con opulenza le migliaia di visitatori. La pulizia è garantita dall’aria montana e dall’igiene pubblica e privata. Vivibile. Nei mesi estivi c’è un bel fresco e si viene dalla pianura  per trascorrere una serata al ristorante e per rifornirsi dei prodotti tipici. I boschi  sono anche una risorsa per le finanze comunali. Lavorano nei boschi, per la legna da ardere, cento immigrati, soprattutto montanari macedoni.

Con qualche punta retorica il Card. Carlo Borromeo Piazza scriveva: ”Ed anche tu, Monteflavio, aspiri sereno e tranquillo al fecondo bacio solare……sorgesti quando la civiltà greca e latina sembrano rinate alla nostra patria”.

Leggende. Si dice che il luogo, piuttosto aspro, fosse  un rifugio contro i briganti. Ma il concetto di brigante era molto labile e qui forse operavano loro amici o  informatori… Le strollaghe” erano capaci di togliere il malocchio con l’olio e di intrecciare le code dei cavalli: insomma le solite streghe.

Santo patrono: S. Rocco, il 16 agosto, e S. Rucchittu. Altra santo molto venerato: S. Martino; S. Antonio Abate; S. Antonio da Padova; 1°settembre: Madonna delle Grazie; 8 settembre: Madonna della Pietà. Sagre. Sagra della polenta e della bracioletta di castrato, con tremila porzioni nella “scifelletta” di legno. 1° domenica di ottobre: Sagra della polenta; 1° domenica di luglio: sagra dell’olio e dei prodotti tipici. Curiosità di oggi. Solo recentemente  è sorto il Centro Anziani.  Il tempo libero passava per gli adulti tra bar e osteria. Ora ci sono: la Pro Loco, Centro Culturale “Giovanni Paolo II”, la Polisportiva. Le Confraternite sono divise in maschili e femminili: S. Antonio e Santa Croce,  Madonna della Pietà e Madonna delle Grazie. La Banda musicale è affiancata dalle marjorettes. Sono in attività le consulte comunali (giovanile e femminile), il Consiglio Comunale dei Ragazzi e il Circolo “Il rifugio”. Gli studenti delle superiori frequentano a Tivoli o a Montelibretti, con trasporti pubblici efficienti.

Paesi limitrofi. Moricone, Palombara, S. Polo e Sandriglia. Considerato “amico” anche nel calcio: Montelibretti; avversario, Montorio Romano. Diocesi di Sabina e Poggio Mirteto, con titolare il Card. Re. La transumanza raggiungeva la piana sotto Montecelio.

Personalità. Prima di tutti il Card. Flavio Osini. Poi: Luigi Bonifazi, naturalista; Guido Giacomelli, storico; Fabrizio di Cola, documentarista; coloro che aiutarono i prigionieri alleati braccati dai nazisti; il poeta a braccio Eligio, l’ultimo banditore; i Sindaci succedutisi nel tempo, fino all’attuale giovane Sindaco Lanfranco Ferrante.                                                                                                                                        Alberghi e ristoranti. Trentacinque posti letto nell’Istituto Suore Monte Calvario; case in affitto d’estate  nel centro storico a prezzi ragionevoli. Ristoranti: “Da Federico”; “Da Lorenzo allo Scapicollo” e “Da Zi’ Peppe”. Le porzioni sono abbondanti, “alla montanara”.

Cibi. Polenta, sagne, fettuccine, pizzefritte.  La polenta è veramente buona…. Perché tu non hai mai provato a mangiare polenta a pranzo, a cena e perfino a colazione!”. Dolci. Ciammelle di vario tipo. Una grande ciammella chiamata ”u tartaru era lanciata dalla finestra dalla sposa ai ragazzi festanti. Il giovedì sera, prima di ogni matrimonio: vino per tutti! Natura e traversate a piedi  o a cavallo. Faggete e quercete sono razionalmente “condotte”. Piante di uso alimentare: cicoria, tarassaco, caccia lepre, asparagina, asparago, luppolo, grespino, clematide, ruchetta, farinello buon-enrico, carlina, castagna, corbezzolo e raperonzolo; e inoltre gli aromatizzanti: finocchio, mentuccia e alloro.Per la fauna, sono caratteristici i rapaci: poiana, nibbio, sparviere, falco pellegrino, gheppio. Il fagiano è stato reintrodotto. L’aquila reale nidifica su uno sperone del Monte Pellecchia. Le siepi, curate dappertutto, sono una difesa del suolo e un abbellimento del paesaggio. Ventisette chilometri di sentieri di montagna, intorno al Monte Pellecchia (m. 1368), il più alto dell’area romana: per Fonte Orsini-Montefalco-S. Martino-Piano; verso l’Area faunistica dei caprioli; S. Martino-Monte Calvario; per Madonna delle Carbonere-Casa del Pastore-pozzi della neve-valle Lopa-Colle della Caparnassa;   alla Pineta;  per Fonte Nocella; per Ponte Mozzone; Comune e Pro Loco. Tel.0774.69332: Centro Visita Parco tel. 0774.69084.

Come si raggiunge: Cotral da Ponte Mammolo; Via Tiburtina-bivio Guidonia-Marcellina-Palombara-Moricone-Monteflavio; da Via Salaria per Passo Corese-Nerola-Montorio.