INVITO A…..
MONTEFLAVIO
(A cura di Giuseppe e Paola Cicolini)
Il nome. Monteflavio, cioè “biondo”? No. Semmai verde, grazie ai boschi di faggi e
querce. Il nome deriva dal debito di riconoscenza verso il Card. Flavio Orsini,
signore illuminato, padrone delle terre, anche sul crinale dei monticelli dolcemente arrotondati della Tenuta di Montefalco,
e ispiratore della nascita del paese.
Origini. Nell’antichità
romana l’unica traccia era un sentiero che da Roma scavalcava le alture e
raggiungeva
Fuga “creativa” da Marcetelli. Nel 1570, un gruppo di braccianti e artigiani di Marcetelli (“Cerchiari”)
decisero di abbandonare nottetempo il loro paese - angariato dal feudatario Mareri - e di raggiungere i possedimenti montani del Card. Orsini, che concedeva loro terre da coltivare, boschi da
tagliare e trasformare in carbone, la possibilità di realizzare i “pozzi della
neve”, per il commercio del ghiaccio nella stagione calda e altri diritti.
Il tutto garantito da un solenne Capitolato “In Dei nomine”,
con i diritti e doveri degli assegnatari. Monteflavio
non ha miti di fondazione, ma un atto di nascita “certificato”. Dapprima le quaranta
famiglie si costruirono capanne di legno, allineate come un accampamento; trasformate
poi in case, con chiesa, piazza, mercato: insomma un paese, che chiamarono Monteflavio. Era stata una riforma agraria, secondo il modello
che va dai Gracchi fino al dopoguerra italiano. La vita civile della nascente comunità fu
regolata dalle norme di Scandriglia. La narrazione
aggiunge, con qualche malignità, che le poche famiglie restate a Marcetelli, dopo aver scongiurato parenti e amici di non
partire, li bollarono di traditori. E i Monteflaviesi
li ripagarono con il ritornello: “Marcìte lì, marcìte lì contenti; mai più li rivedrete li parenti”. Per malasorte Marcetelli
perdette una seconda ondata di transfughi. Nel 1602 fu costruita la chiesa. Nel
1644, si usa dire, “i Monteflaviesi
furono venduti ai Barberini”. Nel 1626: Fonte
pubblica e abbeveratoio. Nel 1650 – anno giubilare – tutti a Roma in
pellegrinaggio alle Sette
Chiese: spesa totale 68 scudi e 50 baiocchi. Per difendere i confini con Montorio Romano: venti baiocchi, per “polvere d’archibugi”!
Angelosanto Spatiano fu
incarcerato per debiti, e sfamato a pane
e cascio . Il resto è
storia abbastanza simile ai paesi dei dintorni, fino all’Unità d’Italia e dopo.
L’abitato oggi. Siamo in area montana, Parco dei Lucretili,
falde occidentali del Monte Pellecchia. La “pianta”
del paese si presenta come una grande graticola
allungata, con strade regolari: Via del Leone, Via del Paradiso,via delle Cantine,via
Roma e Via dell’Ombra. I punti più alti si chiamano significativamente “Capanna” e “Castillittu” e il più basso “Pié della Terra”. Emblema del paese e
orgoglio civico è la “Pilocca di piazza”, una fontana storica, divenuta, nel tempo, contrassegno
di più liste elettorali. Da non perdere. Ruderi del vicino
castello di Montefalco con resti di cinta difensiva ; chiesa di S. Maria Assunta, con
facciata di pregevole decorazione e capitelli con la rosa degli Orsini, tabernacolo del XV sec. e dipinto di Vincenzo Marani;
un giro nel Centro storico.
Per visitare il centro storico il “giro”
ideale è: Largo Caduti in guerra-Via Provinciale-via Roma-Via del sole-Piazza della Regina-Via Marconi-Via Baccelli-Piazza V. Emanuele-Via
delle Grazie. Monte Calvario sorge nei pressi. Qui San Leonardo di Porto Maurizio -“l’apostolo della Via Crucis”- celebrò la
sua prima Messa, il 30 agosto 1737.
Dicono di sé. Monteflavio, secondo
Con qualche punta
retorica il Card. Carlo Borromeo Piazza scriveva: ”Ed anche tu, Monteflavio,
aspiri sereno e tranquillo al fecondo bacio solare……sorgesti quando la civiltà
greca e latina sembrano rinate alla nostra patria”.
Leggende. Si
dice che il luogo, piuttosto aspro, fosse un rifugio contro i briganti. Ma il concetto
di brigante era molto labile e qui forse operavano loro amici o informatori… Le “strollaghe”
erano capaci di togliere il malocchio con l’olio e di intrecciare le code dei
cavalli: insomma le solite streghe.
Santo patrono: S. Rocco, il 16 agosto, e S. Rucchittu. Altra santo molto venerato:
S. Martino; S. Antonio Abate; S. Antonio da Padova; 1°settembre: Madonna delle
Grazie; 8 settembre: Madonna della Pietà. Sagre.
Sagra della polenta e della bracioletta
di castrato, con tremila porzioni
nella “scifelletta” di legno. 1° domenica di ottobre: Sagra della polenta; 1° domenica di luglio:
sagra dell’olio e dei prodotti tipici. Curiosità
di oggi. Solo recentemente è sorto il Centro Anziani. Il tempo libero passava per gli adulti tra bar
e osteria. Ora ci sono:
Paesi limitrofi. Moricone,
Palombara, S. Polo e Sandriglia. Considerato
“amico” anche nel calcio: Montelibretti; avversario, Montorio Romano. Diocesi di Sabina e Poggio Mirteto,
con titolare il Card. Re. La transumanza raggiungeva la piana sotto Montecelio.
Personalità.
Prima di tutti il Card. Flavio Osini.
Poi: Luigi Bonifazi, naturalista;
Guido Giacomelli, storico; Fabrizio di Cola,
documentarista; coloro che aiutarono i prigionieri alleati braccati dai nazisti;
il poeta a braccio Eligio, l’ultimo banditore; i Sindaci succedutisi nel tempo,
fino all’attuale giovane Sindaco Lanfranco Ferrante.
Alberghi e ristoranti. Trentacinque posti letto nell’Istituto Suore Monte Calvario;
case in affitto d’estate nel centro
storico a prezzi ragionevoli. Ristoranti: “Da Federico”; “Da Lorenzo allo Scapicollo” e “Da Zi’ Peppe”. Le
porzioni sono abbondanti, “alla
montanara”.
Cibi.
Polenta, sagne,
fettuccine, pizzefritte. “La
polenta è veramente buona…. Perché tu non hai mai provato a
mangiare polenta a pranzo, a cena e perfino a colazione!”. Dolci. Ciammelle di vario tipo. Una grande ciammella chiamata ”u
tartaru” era lanciata dalla finestra dalla
sposa ai ragazzi festanti. Il giovedì sera, prima di ogni
matrimonio: vino per tutti! Natura e
traversate a piedi o
a cavallo. Faggete e quercete sono razionalmente “condotte”.
Piante di uso alimentare: cicoria, tarassaco, caccia
lepre, asparagina, asparago, luppolo, grespino,
clematide, ruchetta, farinello buon-enrico,
carlina, castagna, corbezzolo e raperonzolo; e inoltre gli aromatizzanti:
finocchio, mentuccia e alloro.Per
la fauna, sono caratteristici i rapaci: poiana, nibbio, sparviere,
falco pellegrino, gheppio. Il fagiano è stato reintrodotto. L’aquila reale
nidifica su uno sperone del Monte Pellecchia. Le
siepi, curate dappertutto, sono una difesa del suolo e un abbellimento del
paesaggio. Ventisette chilometri di sentieri di montagna, intorno al Monte Pellecchia (m. 1368), il più alto dell’area romana: per Fonte
Orsini-Montefalco-S. Martino-Piano; verso l’Area faunistica dei caprioli; S. Martino-Monte Calvario; per
Madonna delle Carbonere-Casa del Pastore-pozzi
della neve-valle Lopa-Colle della Caparnassa; alla Pineta; per Fonte Nocella; per Ponte Mozzone; Comune e
Pro Loco. Tel.0774.69332: Centro Visita Parco tel.
0774.69084.
Come si raggiunge: Cotral da Ponte Mammolo;
Via Tiburtina-bivio Guidonia-Marcellina-Palombara-Moricone-Monteflavio;
da Via Salaria per Passo Corese-Nerola-Montorio.