INTERVISTA A GIUSEPPE
PANIMOLLE
Il Prof. Giuseppe Panimolle
vive e opera ad Agosta. E’ stato docente, sindaco del
suo paese, dirigente scolastico, Assessore Provinciale e - parallelamente -
Dirigente di Azione Cattolica e autore di vari libri d’importanza non solo
locale. La nota più importante è il grande
amore del Prof. Panimolle per la sua terra: Agosta, l’Alta Valle
dell’Aniene,
Prof. Panimolle, quali i
suoi ricordi più importanti della sua carriera di alunno e studente?
-I miei ricordi più importanti della
carriera di alunno e di studente sono:-1- come alunno gli esami di licenza
media all’età di 19 anni, sostenuti come privatista nella Scuola Media di Novafeltria nel
Settembre 1957, dove una sorella di mio padre, Maestra elementare, mi pagò le
spese di viaggio in treno e di soggiorno presso una pensioncina privata( può
sembrare strano, ma più che la prova d’esame mi sono rimasti nella mente gli
sbuffi del trenino a scartamento ridotto che quasi ansimando risaliva la valle
del fiume Marecchia da Rimini a Novafeltria);
2- le dispute con il professore di latino Paolo Pecoraro nella classi terza e
quarta magistrale presso l’ Istituto “Giovannangelo Braschi"di Subiaco.
-Quali docenti hanno influito di più sulla Sua
formazione umana?
-In particolare ricordo in primo luogo don Paolo
Pecoraro, docente di latino e storia, per la sua profonda cultura, la sua
fermezza di carattere e i sani principi cristiani; quindi il prof. Gaetano Sibilia, docente di religione, che spiegava la sua materia
con la filosofia sistematica, e infine, il prof. Umberto Serafini, docente di
filosofia e pedagogia, persona “civilissima” e affabile,
convinto europeista, co-fondatore con Spinelli e altri saggi della
Sezione Italiana dei Federalisti Europei, di cui fu segretario nazionale per
lunghi anni.
-Chi le ha dato la forza della Fede cristiana? Ha
curato una formazione teologica?
-In primo luogo i miei nonni paterni e i miei
genitori, in secondo luogo Don Virgilio Massimi, parroco del mio paese negli
anni della mia adolescenza e della mia prima giovinezza. Non ho curato in
particolare una mia formazione teologica, ma ho potuto approfondire i principi
fondamentali della Fede cristiana nelle file dell’Azione Cattolica, di cui sono
stato Presidente diocesano per un lungo periodo.
-Come docente, quali le Sue esperienze più significative?
-Il mio interesse principale come docente
è stato quello di approfondire la conoscenza dell’animo e del carattere degli
studenti, allo scopo di far emergere le loro potenzialità, applicando il metodo
didattico personalizzato, senza mai trascurare i meno dotati; e ricercando
sempre il dialogo con le famiglie per corroborare il processo formativo dei
singoli studenti.
-E come dirigente scolastico?
-Come dirigente scolastico, nel rapporto con i docenti, prima dei
Regolamenti e della disciplina tout-court, ho esercitato la funzione educativa
nella sfera propria del Capo d’Istituto più che quella del vuoto autoritarismo,
senza mai mettere da parte l’ordine, la puntualità, il rispetto reciproco, l’aggiornamento
dei docenti, il controllo del lavoro svolto dal singolo insegnante in classe e
le verifiche periodiche dei registri personali e di classe. In pratica, mi sono
sentito più una guida che il “comandante” della Comunità Scolastica.
-Come è perché ha vissuto un’importante esperienza
politico-amministrativa?
-Il mio impegno nella vita politica e
amministrativa è scaturito dai miei principi cristiani e dalla formazione
acquisita nell’Azione Cattolica; ed è stato incoraggiato dall’Ordinario Diocesano
di Subiaco. Quanto alla cosiddetta carriera nell’ambito amministrativo del
Comune di Agosta, si trattò in
effetti di un’azione di riscatto della popolazione per secoli oppressa
dai “signorotti” locali e per non piccola parte dai balzelli feudali dei
Monasteri di Subiaco. Quanto ai successi politici in campo provinciale, essi
sono scaturiti dalle pressanti sollecitazioni da parte di una delle correnti
che allora imperversavano nella Democrazia Cristiana.
-Finalmente ha “capito” il Suo paese, Agosta?
-Da giovane ho capito il mio paese, allorché, eletto Sindaco, scelsi di
rinunciare alla cattedra di lettere nel Liceo Classico di Frosinone per restare
ad insegnare materie letterarie nella scuola media “A.Angelucci”
di Subiaco –sezione staccata di Agosta…fu una scelta
giusta. Infatti da quella elezione a Sindaco scaturì
un decennio di svolta che si saldò con la mia elezione a consigliere
provinciale di Roma per tre legislature. Durante questo ciclo di 25 anni Agosta registrò un grande progresso in ogni campo,
dall’ammodernamento dell’Amministrazione Comunale, alla bonifica del centro
storico, all’igiene e alla sanità, dai servizi vari, alla viabilità interna e
rurale, del collegamento viario con numerose frazioni, e via dicendo.
- E
-
-Ha da proporre iniziative specifiche per lo sviluppo
della Valle dell’Aniene?
-Le proposte che vorrei avanzare sono
molteplici, ma per brevità scelgo le più importanti. In primo luogo il
miglioramento della viabilità di fondo- valle che va
da Mandela al bivio di Arsoli; l’ammodernamento delle vie dorsali Subiaco-Olevano-Bellegra-S. Vito Romano; la realizzazione
di una variante di valico a scorrimento veloce tra Subiaco - Fiuggi e Anagni, o Subiaco - Valle del Sacco; una politica
improntata alla valorizzazione del grande patrimonio archeologico,
artistico,monumentale e paesaggistico esistente nella Media ed Alta Valle dell’Aniene; una più incisiva politica per la valorizzazione dei
Parchi dei Monti Lucretili e dei Monti Simbruini; la riconversione dell’agricoltura nel
fondovalle, da Cineto a Subiaco; infine lo sviluppo
delle acque minerali di Marano Equo. -Ci
vuole parlare dei libri da Lei scritti?
-I libri da me scritti sono i seguenti, elencati
in ordine cronologico:
a) GLI ECCIDI DI VICOVARO
(1966.) Piccolo volume che descrive dettagliatamente l’uccisione di 28 civili nelle
contrade delle Pratarelle di S. Vito Vallocchie ad opera di un reparto
di soldati tedeschi la notte fra il 7 e l’8 giugno 1944.
b)
c)GLI ACQUEDOTTI DI ROMA
ANTICA (1968.) Ricostruisce il percorso degli 11 acquedotti realizzati dai
Romani dal
d)IL TEMPO PIU’ LUNGO (1977) Raccolta di poesie di
vario genere.
e)GLI ACQUEDOTTI DI ROMA
ANTICA . Seconda edizione, riveduta, corretta e
ampliata con l’aggiunta di un secondo volume, che illustra la vita e le tavole
di G.B. Piranesi sui resti delle opere idrauliche di
Roma Antica, riferite agli acquedotti.
f)AGOSTA, CASTELLO DELL’ABBAZIA SUBLACENSE (1986.) Opera
che ricostruisce la storia di Agosta
nell’insediamento degli Italici (terzo millennio a.C.), degli Equi (primo
millennio a.C.) e dei Romani (
g)SAPORE DI TERRA (1988)
Romanzo autobiografico dell’autore.
h) RACCONTI POPOLARI (1999.) Serie di racconti
appresi dai nonni, o desunti dalla favolistica locale, oppure attinenti a
vicende liete o tristi vissute o viste da chi scrive. A tale proposito mi piace
ricordare che il primo racconto del volume dal titolo“Il tesoro dell’acqua
bruna”, ha vinto il I premio al concorso letterario di Monferrato nel 1979.
i)
l)
m) LE ACQUE E GLI ACUEDOTTI DI
ROMA ANTICA (2008.)Rielaborazione degli studi precedenti in materia di acque e
acquedotti di Roma Antica in forma sintetica e più accessibile anche a chi non
è appassionato di studi del genere. A tale scopo: i testi latini sono stati
tutti tradotti, l’apparato delle note reso più snello e più semplice; le parti
che riguardano la legislazione sulle acque e la tecnica della costruzione degli
acquedotti sono state “rivisitate”; infine sono state corrette alcune anomalie venute fuori da
studi recenti che oso definire disinvolti. L’opera è arricchita da 25 tavole e
illustrazioni, che figurano in appendice.
-Quali i suoi rapporti con i giovani d’oggi?
-Con il passare degli anni i miei rapporti con i giovani d’oggi sono
diventati alquanto evanescenti, per non dire che sono del tutto scomparsi.
Io ritengo che questo sia piuttosto naturale, dato il
disinteresse pressoché totale che essi mostrano nei riguardi degli studi
umanistici, attratti come sono da quelli tecnologici e scientifici in genere.
Inoltre, la quasi totalità dei giovani d’oggi rifiuta gli insegnamenti di che
ne sa più di loro e ostenta valori che tali non sono; crede solo in se stessa, ostenta
il vessillo della superbia e dell’onnipotenza, mostrando però un profondo vuoto
interiore che si estrinseca perfino in comportamenti irriguardosi verso gli
anziani e nell’indifferenza e nel rifiuto della formazione civile e sociale.
-Lei ha scritto la propria autobiografia, la “conferirebbe” all’Università
dell’Autobiografia di Anghiari-Pieve S. Stefano?
-La mia autobiografia la “conferirei” con
piacere all’Università dell’Autobiografia di Anghiari-Pieve
Santo Stefano, se sapessi come fare.
-Lei fu l’unico fedele dell’ex Abbazia di Subiaco a scrivere alla
Congregazione della S. Sede e al Nunzio Apostolico in Italia per salvare
l’Abbazia dalla soppressione : lo farebbe ancora?
Perché?
-Se fosse utile, sarei disposto a scrivere ancora alla Congregazione
della Santa Sede sia al Nunzio Apostolico in Italia per salvare l’Abbazia
NULLIUS di Subiaco dalla soppressione; ma farei prima sottoscrivere la
petizione da tutti i monaci di Santa Scolastica e del Sacro Speco, nonché dai parroci
e dallo stesso Abate Ordinario e dai Sindaco dei Comuni dell’Abbazia.
-Quali i suoi rapporti con i Monasteri Benedettini di Subiaco?
- I miei rapporti con i Monasteri Benedettini di Subiaco si sono
alquanto raffreddati, perché, a mio parere,
- E con il Vescovo di Tivoli?
-I rapporti personali e pastorali con il nuovo Vescovo di Tivoli
sono del tutto assenti, essendo le sue rarissime visite nella mia Parrocchia di
Agosta concentrate nelle festività patronali e relative processioni.
Ma per quanto riguarda la pastorale, registro un vero e proprio “deserto”.
-Ha una speranza per noi Aniensi?
-Purtroppo, anche a causa della mia veneranda età, non credo in una
riuscita della Chiesa sublacense, (almeno nel breve
periodo), i cui splendori di Fede e di fervente vita cristiana sono tramontati
per la miope politica delle Gerarchie Vaticane verso una luminosa Comunità Cristiana,
quale quella della soppressa Diocesi NULLIUS di
Subiaco, nata all’insegna di S. Benedetto da Norcia e cementata con le Comunità
del comprensorio Sublacense. Oggi essa è tornata a
far parte di una mega-diocesi, quella di Tivoli, che la fagociterà, come è avvenuto per
più di un millennio dall’Alto Medio Evo fino al 1638: periodo buio
caratterizzato da dispute, liti, processi per le decime e le rivendicazioni
territoriali, razzie, guerre, arbitrati, ribellioni, e chi più ne ha più ne
metta. Tutti motivi questi che mi fanno ripetere con il profeta:” O mia vigna diletta, io ti ho piantata, ma tu te sei
trasformata in amarezza…Signore, ricorda quale sciagura ci ha colpiti e considera
la nostra prostrazione. La nostra eredità è decaduta nelle mani degli “alieni”,
le nostre case sono abitate dagli stranieri. I nostri piccoli sono diventati orfani
e le nostre madri sono quasi vedove.
Ma
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