CARLO APPODIA, “CICLISTA”
SUBLACENSE, STORICO DI CELESTINO V° E DEI TEMPLARI
Abbiamo comunicato ad alcune persone “visitatrici”
di Fumone (Fr) e relativa prigione di Papa Celestino
V, che a Subiaco vive e
opera un simpatico personaggio.
Conosce, tra l’altro, la vicenda storica di Papa Celestino e dei
“fraticelli”; la lunga permanenza in Subiaco di Frà
Angelo detto “Il Clareno”;
ha visitato tutti i luoghi di Papa Celestino; ha letto tutte le opere di
Ignazio Silone e conosce le “pratiche” religiose e culturali
ancora oggi legate ai Celestini.
Insomma una competenza e una passione singolari: caratteristiche e non scolastiche! Proprio una cultura
tipica di chi si coltiva (legge, scrive, viaggia) anche da adulto, nella logica
dell’educazione permanente. Questo
interpella direttamente la nostra Università Popolare!
A chi ci domandava chi fosse, abbiamo risposto sibillinamente
che occorreva pedalare per scoprire
la sua identità ... Ma ora ci siamo. Leggete già il suo nome nel titolo.
Nel frattempo abbiamo scoperto che anche con la bici non scherza. Ha
presenziato ai Campionati del Mondo di Varese; pedala con Ettore Capitani Il
trofeo “
E abbiamo scoperto la cultura, la mitezza, la riservatezza e
l’equilibrio di Carlo Appodia.
Per tutti questi motivi gli rivolgiamo queste domande:
- Quando è nata
Cercando e leggendo le opere di Ignazio Silone, tra cui “L’avventura
di un povero cristiano” in cui lo scrittore
racconta la storia del “Papa del gran
rifiuto...”. Non nascondo il fascino di questo povero cristiano, della sua purezza e inviolabilità d’animo e del
fatto che la storia avvenga in luoghi che ritengo simili alla zona di Subiaco
(non dimentichiamo che anche questa zona è prediletta dagli eremiti). Inoltre
sono colpito dalla sua morte misteriosa a Fumone e
tutti gli altri enigmi lasciati da questo Papa “anti-apparato della Chiesa-istituzione”. Santo tornato alla cronaca odierna per
il disastroso terremoto de L’Aquila.
- Ci parla del Papa, monaco ed eremita?
Le varie date che qualificano la sua vita, secondo me
passano secondarie nei confronti degli avvenimenti spirituali di cui è
protagonista e dell’alone misterioso che lascia nelle sue vicende. Che
riguardano, dapprima il suo viaggio in Francia al Concilio di Lione - dove
venne in contatto per la prima volta con i famosi Templari - che avranno in
seguito molta importanza nella sua storia. Già nel ritorno a L’Aquila, in una
sosta di riposo, gli appare un angelo che gli lascerà l’ordine di costruire
La morte di Celestino V è anch’essa fonte di misteri. Essa
avvenne il 19 maggio
- Cosa ha scoperto sui rapporti di Subiaco
storica con Celestino e i Celestini, appartenenti alla grande Famiglia
Benedettina?
Ho cercato tutto ciò che potesse riguardare la presenza di Celestino V a
Subiaco, dato che la zona, per impervietà e inaccessibilità in alcuni suoi
luoghi, si prestava molto al ritiro spirituale a cui i Celestini erano portati
dal loro Ordine. Senza dubbio qui Celestino era conosciuto non solo per la
vicinanza con L’Aquila e con i luoghi della sua storia eremitica e papale. Non
dimentichiamo che i Colonna furono protagonisti del
Conclave che porterà all’elezione di Celestino. Gli stessi
Colonna avevano tanti possedimenti a Subiaco, dove, in alcuni palazzi
antichi si trova tuttora il loro stemma nobiliare. Senza dubbio ci sono molti
parallelismi tra i Celestini, i Benedettini e i Francescani. E sono tutti da
ricercare, oltre che nella morfologia del territorio, favorevole
all’eremitaggio, alle condizioni spirituali e di coscienza che questi luoghi -
dove l’oppressione dei nobili e la soverchia brama di potere del clero (esempio
illustre i Borgia) -, possono aver predisposto l’animo di alcuni e favorito le
condizioni per la loro umiltà e purezza di una vita semplice.
Quella strana forza di ribellione che porta a estraniarsi o a combattere l’ingranaggio di una società ritenuta
cattiva e ipocrita, decidendo di vivere senza valori materiali. Per questi
spiriti eletti non è viltà ma la sola possibilità di avvicinarsi al proprio
Dio, pur senza appesantire l’esistenza di riti o altre forme esteriori, che
possono allontanare dal camino che porta alla pace interiore, ma anche alla
pace esterna che tutto circonda. Le stesse parole professate dalla Chiesa -
carità, uguaglianza e altro – sono in realtà continuamente messe da parte per
puro opportunismo, e relegate in simbolo religioso che devia anche dal comportamento
di ferventi religiosi...
I Celestini e i
Benedettini proprio da ciò fuggivano, e, ripeto, non per viltà, ma per andare
lontano... e vicino al Dio giusto e buono che tutto vede, e giudica chi vorrà
con Sé nell’Alto dei Cieli.
L’unico vero legame che si può trovare tra i Celestini e Subiaco è un
importante personaggio che nella nostra cittadina soggiornò per più di sedici
anni: Pietro da Fossombrone, francescano, meglio
conosciuto come Frà
Angelo Clareno.
- Quando il Clareno
dovette risiedere (essendovi relegato) a Subiaco, come fu stimato?
Angelo Clareno visse a Subiaco dal 1318 al
1334, ospite del Monastero di S. Benedetto. Aveva conosciuto Papa Celestino V
da cui aveva ricevuto la facoltà di creare un suo Ordine monastico, i
“Fraticelli”, chiamati poi Clareni. Del “povero cristiano” Celestino aveva subito il
fascino della Fede, umiltà e desiderio di vivere in povertà, contro la
spettacolare lussuosa scenografia dell’istituzione ecclesiastica del tempo. Per
questo suo continuo contrasto, il Clareno venne
definito un “ribelle tranquillo”; ebbe una vita tempestosa, con la minaccia di
essere giudicato eretico. Ma la sua esistenza era realmente tutta rivolta a
Dio, ed essendo un seguace del “sogno” mistico di Gioacchino da Fiore, viveva
nell’aspettativa della nuova Era dello Spirito Santo. Dal suo rifugio del Sacro
Speco S. Benedetto, per via epistolare, teneva legato a sé l’Ordine dei
Fraticelli, da lui creato, e si ritiene che grazie alle sue
capacità tale Ordine assunse la forma di una vera organizzazione,
gestita nel modo migliore e fedele al suo disegno o sogno di una società povera
sì,... ma priva di ingiustizie!
- Ci risulta che a Poli le cronache del tempo
dipingono molto negativamente i fraticelli. E a Subiaco?
Le cronache dei cosiddetti Fraticelli di Poli – di cui ho poche tracce –
per la crudezza disumana e atroce, credo che si riferiscano in realtà ad un sètta eretica e satanica, con riti contro natura, di
sesso orgiastico e omicidi. Giungevano a sacrificare i bambini nati da questi
rapporti mediante arrostimento dei poveri corpi, versando le ceneri nel vino
degli adepti alla terribile sètta! Orribile!
Perciò ritengo che sotto il nome di Fraticelli qui si
celavano dei macabri personaggi che nulla hanno a che fare con il vero
significato che i poveri e veri Fraticelli
insegnavano con la loro vita fatta di privazioni . All’opposto, gli abusi
del caso di Poli si possono definire assassinii. Da notare che, in un periodo
in cui spesso gli eretici incontravano
la morte ( che nel caso di Poli tanto ingiusta forse non sarebbe stata),
una volta scoperti, i responsabili della sètta furono processati, ma siccome
erano nobili, furono perdonati dalla Chiesa.
- Quali
i Suoi rapporti con la personalità di Ignazio Silone, come scrittore, come
abruzzese e come politico?
E’ lo scrittore politico che ha distrutto il Muro di Berlino... nel
1930, perciò prima che fosse costruito! Ha messo a nudo la vera identità del
comunismo sovietico e si è battuto contro ogni forma di dittatura. Ha capito
che la politica spesso dilania la mente dell’uomo... e lui si è posto dalla
parte dell’uomo. Come abruzzese, ha dato voce ai poveri cafoni, lavoratori della terra, sopraffatti oltre che dalla fatica,
anche dalle istituzioni sia politiche che religiose. Come scrittore, elenco i
libri che sono da leggere con l’intenzione di trarre, oltre la semplicità di
scrittura (i cafoni sanno parlare solo in modo semplice),anche
la profondità morale di alcuni personaggi, la ribellione di altri, la
rassegnazione di molti. “Fontamara”è il
libro più famoso, tradotto in tutto il mondo. “La scuola dei dittatori”
è ora introvabile e lascia perplesso chi come me si è privato dell’unica copia
personale e non riesce a trovarne un’altra copia. Un libro
che insegna troppe cose in politica: forse è stato tolto dalla circolazione
proprio per questo!”Vino e pane” ed il seguito “Il seme sotto la neve”:
anche dal primo fu tratto nel 1971 uno sceneggiato televisivo. “La
volpe e le camelie”, “Una manciata di more”: vi si
trovano pagine di intensità emotiva particolare. “Il segreto di Luca”
tratto da una storia vera, dove la trama sembra un nodo d’amore che si scioglie
pagina per pagina. E’ stato l’unico libro di Silone che ho letto in un solo
giorno, per capire il mistero che, come nei libri gialli, si svela solo
all’ultima pagina.
- Quali visite e letture Lei suggerirebbe ai
giovani di Subiaco su Papa Celestino, Silone e... la bicicletta?
Anzitutto consiglio di leggere i libri sulla storia di Subiaco. Aiuta a
capire le nostre origini, che hanno una
buona base spirituale e che si legano molto col Papa Celestino V. Di
Silone, tutti i libri editi.
Sulla bicicletta, metafora del viaggio e quindi della vita, ci sono
tanti libri, tanti campioni, tante vittorie da leggere. Ma consiglio di vivere
la bicicletta come avventura, o come punto di partenza
per liberare il nostro spirito verso orizzonti, che non sono poi così lontani,
come sembra ai nostri occhi.
Magari inoltrandosi dove la bici va messa in spalla, in sentieri
antichi, solcati dalle memorie dei nostri avi. Per riflettere che prima di noi
tanti hanno solcato questa terra e respirato la stessa aria. E non
dimentichiamo la nostra cultura contadina che pian piano sta sparendo, ma resta
pur sempre nella nostra identità profonda.